A pochi giorni da los clásicos (alla fine saranno 9 in 9 mesi) si riaccende la diatriba su chi sia il più forte tra Messi e Cristiano, le due punte, è proprio il caso di dirlo, di diamante del calcio internazionale. Ripercorriamo brevemente le carriere dei due astri ‘pallonari’.
L’angioletto argentino sbarcò a Barcellona alla tenera età di quattordici anni e da allora ha sempre vestito la maglia azulgrana coprendosi di allori personali e non, tre palloni d’Oro, 5 Liga, 3 Champions League e 2 Mondiali per Club. Il Portoghese invece esordì appena sedicenne nelle file dello Sporting Lisboa, per poi passare ai ‘diavoli rossi’ di Sir Alex Ferguson dove vinse una Champions League, 3 Premier League e un Pallone d’Oro. Nell’estate 2009 Cristiano passò al Real Madrid di Florentino Perez per la cifra esorbitante di 96 milioni di euro. Due lustri fa erano Zidane e Ronaldo a contendersi la palma di miglior giocatore del mondo. Le due stelle rispettivamente di Adidas e di Nike, riuscirono perfino ad affrontarsi allo Stade de France nel lontano 1998: finale mondiale Francia-Brasile, Adidas-Nike e, ovviamente Zidane vs Ronaldo. Copione perfetto, non fosse stato per l’attacco epilettico che colpì il talentuoso Ronaldo poche ore prima del fischio d’inizio e che ne inficiò la prestazione. Immagini indelebili la doppietta della ‘pelata’ di Zidane (di “colpi di testa” il francese era un esperto) e la discesa incerta dall’aereo del ventiduenne Ronaldo del tutto simile a quella dell’ottantenne Papa Wojtyla. Oggi la sfida tra i due giganti si ripete, Adidas sponsor dell’Argentino e Nike del Portoghese. Questa volta però il campo di battaglia, più che le nazionali sono le squadre di club. È vero che anche Ronaldo e Zidane furono avversari sul finire degli anni ’90 militando: il primo nell’Inter e il secondo nella Juventus di ‘moggiana’ memoria. Ma, nonostante l’acerrima rivalità tra le due compagini, i due astri ‘pallonari’ mantennero sempre un certo rispetto. Nessuno vuol dire che Messi e Cristiano si prendano a pedate in faccia, ma è tutto l’ambiente ‘pallettaro’ – come scrive Oliviero Beha – che surriscalda gli animi e mette l’uno contro l’altro.
Se un tempo gli appassionati di calcio amavano vedere giocare sia l’elegante Zinedine che il velocissimo Ronaldo. Oggi invece c’è chi ama Cristiano per la sua avvenenza oltre che per le abilità tecniche, e chi lo odia, tanti, per l’immagine da bullo prontamente sottolineata dai media di mezzo mondo. Mentre Messi, sarà per la statura e i lineamenti da ragazzino, sarà per la protezione mediatica che il Barcellona gli garantisce, è la faccia buona del calcio, l’incarnazione melensa di Maradona. Il copione tra l’altro è perfetto per i due sponsor. Mentre Nike esalta la forza fisica, la determinazione e la sicurezza di sé del Portoghese. Adidas sottolinea la semplicità e la bontà dell’Argentino, impegnato anche in campagne Unicef (uno degli sponsor del Barça). L’avvento dei social network (Twitter e Facebook in primis) ha esacerbato l’amore/odio nei confronti delle due star, le diatribe da bar sport su chi sia il migliore sono on-line alla mercé dei giornalisti pronti a sbattere in prima pagina gli umori del pubblico. Tempo fa il dito medio di Cristiano verso gli ultras bosniaci rei di averlo punzecchiato con cori tipo “Messi, Messi, Messi” e con un ben più fastidioso laser fu sbattuto in prima pagina e processato negli studi tv. L’educazione del Portoghese non sarà di oxforidana memoria, ma la stupidità di chi paga per vedere del buon calcio e poi tenta di accecare uno dei migliori giocatori sul terreno di gioco non è da meno. Il continuo confronto tra i due per titoli individuali o di squadra non fa che inasprire il rapporto. Facile quindi per un giornalista mettere zizzania domandando a Cristiano, in occasione della premiazione della Scarpa d’Oro per i suoi 40 gol nella passata Liga, se sia meglio il premio come capocannoniere europeo o il Pallone d’Oro, già dato per scontato all’Argentino. La risposta del ‘boccalone’ Ronaldo è stata “Il migliore al mondo dicono che sia il Pallone d’Oro” (premio assegnato da giornalisti, allenatori e capitani delle Nazionali), per poi lanciare una stilettata al premio della FIFA “i miei sono gol, non voti”. A buon intenditor poche parole.
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